Sport in Gravidanza
Il periodo gestazionale determina molteplici cambiamenti nella donna sia ormonali che cardiovascolari. Il repentino cambiamento dell’assetto ormonale e l’immissione in circolo di nuove molecole ormonali sviluppate dal feto, hanno la capacità di rendere idonea la donna a diventare madre. Questo però induce sovvertimenti radicali sia psicologici che fisici nella donna che devono e possono essere almeno in parte superati e controllati, con l’attività motoria. Nei primi tre mesi di gravidanza il feto ha il difficile compito di annidarsi nell’endometrio uterino: questa fase è molto complessa e delicata tanto è vero che la stragrande maggioranza degli aborti spontanei, avviene nel primo trimestre, proprio a causa dell’inadeguato annidamento del feto con conseguente inadeguato apporto di sostanze nutritive e conseguente morte del feto. Proprio per tale ragione, durante il primo trimestre di gravidanza, si sconsiglia qualsiasi tipo di attività sportiva causa il forte rischio di distacco del feto dall’endometrio uterino. Trascorso il trimestre, una volta verificato il completo annidamento nell’endometrio, si può e anzi si deve effettuare attività fisica, soprattutto di tipo aerobico. Infatti, dal quinto mese di gravidanza è sempre in agguato sia il diabete gestazionale che la gestosi (ipertensione) gravidica, soprattutto nelle donne con familiarità per tali patologie. Proprio per limitare al massimo l’insorgenza di tali patologie, e per favorire un migliore trofismo ed apporto nutritivo al feto, si prescrive attività motoria: naturalmente è sempre consigliabile non effettuare sport di contatto e attività in cui ci siano salti e sforzi di tipo isometrico (tipo la pesistica). Lo sport migliore in assoluto che rispetta al meglio il feto, è senza dubbio il nuoto compreso acquagym e acquabyke: infatti con il movimento in acqua, non si instaurano traumi che possano potenzialmente essere pericolosi per il feto e si possono fare sforzi anche intensi senza il rischio di subire traumi e problemi articolari. L’attività motoria inoltre contribuisce in maniera importante al mantenimento del peso corporeo e determina un abbassamento della insulinoresistenza per cui la futura mamma è meno predisposta ad accumulare grasso in eccesso e mantiene ottimale il rapporto tra le catecolamine e le endorfine molto importanti anche per l’umore. Lo sforzo ovviamente non deve essere esaustivo ma non bisognerebbe mai superare il 70% della frequenza cardiaca massimale per l’età: senza andare troppo nel dettaglio medico, come indice si può misurare il ritmo ventilatorio, cioè i respiri effettuati in un minuto: se questi sono sopra i 25-30 la futura mamma sta esagerando con lo sforzo per cui deve scendere di intensità; al di sotto di tale soglia l’attività fisica è sicuramente ben compensata da un punto di vista metabolico per cui può essere continuata. La durata dell’attività motoria non dovrebbe essere superiore ai 90 minuti e la cadenza dovrebbe essere almeno di tre sedute settimanali. Naturalmente se non si ha la possibilità di andare in acqua, si deve sempre cercare di muoversi e a tal fine anche il semplice camminare per almeno 30/45 minuti e sempre con cadenza almeno trisettimanale è un ottimo rimedio. Anche la cyclette si deve effettuare con le stesse tempistiche viste in precedenza cioè circa 30/45 minuti senza mai effettuare sforzi importanti. Occorre specificare però che la cyclette tradizionale cioè verticale, specie nell’ultimo periodo di gravidanza, determina una compressione a carico del feto per cui la donna può manifestare dei fastidi fino anche a sviluppare contrazioni che ovviamente devono essre evitate. Per ovviare a tale inconveniente, sarebbe meglio fare la cyclette orizzontale in modo da non sovraccaricare la porzione pelvica e perineale. Anche la ginnastica dolce deve essere eseguita, con particolare riguardo allo stretching ed al potenziamento in maniera controllata da parte di personale specializzato, della muscolatura pelvica e perineale: questa al fine di facilitare il momento del parto e per rendere più pronta la futura mamma allo stress indotto dalle forti spinte che debbono essere effettuate per la fase espulsiva del feto. Quindi in conclusione si può senz’altro affermare che l’attività fisica dopo il primo trimestre deve essere effettuata con le limitazioni descritte, fino alla fine dei nove mesi, soprattutto se viene effettuata in acqua.